La Chicchetta - 148

venerdì 29 maggio 2009

Morire sul lavoro non è una fatalità


Bruno Muntoni, padre di tre figli, Daniele Melis e Luigi Solinas, poco più che ragazzi, sono gli ultimi morti della strage del lavoro. I colleghi raccontano che - nell'impianto di Sarroch di proprietà dei Moratti -, durante il lavoro di manutenzione dell'impianto di desolforazione da parte di una ditta esterna che ha lavori in appalto, un operaio si è sentito male, e gli altri sono intervenuti per aiutarlo. In tre sono morti, così com'era successo lavando una cisterna a Molfetta, l'anno passato. Una delle più grandi raffinerie d'Europa, che da sola lavora il 15% dei barili in Italia, mette in scena la stessa tragedia di un piccolo impianto di pulizia delle autocisterne, in Puglia. Ora un'inchiesta chiarirà la dinamica della vicenda, e accerterà le eventuali responsabilità. Non abbiamo ancora elementi precisi per esprimerci. Ma «nessuno parli di fatalità», come ha subito ammonito il segretario della Camera del Lavoro di Cagliari. E tuttavia, stando dalla parte dei lavoratori di Sarroch, due considerazioni sono obbligate, a prescindere da simpatie politiche o simpatie ideali.
La prima è che il trait d'union tra questi eventi, la ThyssenKrupp, gli incidenti quotidiani nei cantieri edili (fino al muratore il cui corpo è stato occultato in Sicilia: lavorava a nero per una azienda non regolare), in campagna e in tante realtà produttive - di cui sono vittime le persone che hanno ritmi più intensi di sfruttamento - è la massimizzazione del profitto a scapito del lavoro, tornato a essere merce, alienato, spersonalizzato, carico di ansia e di paura. La rivoluzione democratica di cui l'Italia ha bisogno consiste nella scoperta del valore del lavoro: mettendo da parte l'illusione del guadagno facile, lo spirito speculativo del nostro tempo, il velinismo e il Truman show quotidiano della politica nostrana. Retribuendo il lavoro adeguatamente. Garantendogli sicurezza e formazione. Bisogna rompere con l'ideologia liberista di un ventennio, e riscoprire l'articolo 1 della Costituzione.
La seconda considerazione è che il Governo non può allentare l'avvio di una politica rigorosa e severa, cominciata, pur tardivamente, nel 2007 da Prodi.
Il Ministro Sacconi deve meditare, e con lui l'intera maggioranza, sul bisogno di una stretta per difendere la vita e la salute di chi lavora. Altrimenti si diventa corresponsabili, e non servono lacrime di coccodrillo.


By Angelo Stelitano


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