La Chicchetta - 72

venerdì 30 gennaio 2009


Accadde Oggi
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30 gennaio 1948
MORIVA GANDHI

Il 30 gennaio 1948, a New Delhi, Mohandas Karamchand Gandhi moriva per mano di
Nathuram Godse, un indu radicale che riteneva Gandhi responsabile dell’indebolimento dell’India a causa del pagamento del debito al Pakistan
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Di fronte alla crisi più tosta dal '29 il governo apra gli occhi e decida


Anche quello britannico ha annunciato un pacchetto d'aiuti per 2,5 miliardi di euro per il settore auto. Non si chiede tanto. Ma almeno un'idea. Un piano. Francia e Germania li hanno già varati. E il discorso vale per tutto. Giovedì si aspettava la convocazione (già rinviata) del tavolo sugli ammortizzatori. Ma ancora nessuna notizia. Invece si sprecano le polemiche. Le accuse. Le parole. I fatti stanno a zero.Allora prima che si continui ancora con la bassa cucina di questi giorni - la Cgil che sa dire solo No, gli aumenti salariali fantasma, le accuse dei "cugini" confederali e un isolamento mediatico e politico come mai per il più grande sindacato del paese - Guglielmo Epifani ha deciso di parlare chiaro e forte. Non perché sia stato finora reticente o siano mancate le asprezze. Ma perché qualcosa si è rotto. Chiamatela corda o fiducia. Ma si è rotta. Sul modello contrattuale e con Cisl e Uil in primis. Anche perché con un arbitro istituzionale - governo e ministro - che ti definisce "nemico", "avversario", c'è poco da aggiungere. Ma con Cisl e Uil è diverso. A costo di rimanere da soli a parlare un linguaggio unitario che non c'è più. A costo di fare l'unità con se stessi. Anche perché non c'è più nulla da attendere. Ne va della sopravvivenza della stessa Cgil.
A chi giova la divisione, gli accordi separati, l'aumento della conflittualità? Al governo.
E qual è la scelta esplicita del governo?
Dividere i lavoratori, dividere il sindacato e mettere da parte la Cgil; lo fa con l'aiuto di Cisl e Uil e con le bugie..
Il vicepresidente degli industriali dieci giorni fa ha detto che l'accordo riduce il peso salariale e poi ieri che dà ai lavoratori 2.500 euro in più... Cisl e Uil nelle loro comunicazioni ufficiali danno letture completamente diverse... . Senza stare lì a fare l'elenco le cose che più non vanno nell'accordo sono tre, gravissime.
La prima, rende impossibile il recupero del potere d'acquisto sull'inflazione addossando la sterilizzazione dei costi energetici importati completamente a carico dei salari (invece che suddivisa tra Stato, aziende e lavoratori) e varando una diminuzione del punto salariale di base per la contrattazione.
La seconda riguarda la derogabilità del contratto nazionale per le nuove aziende (non per le aziende in crisi, cosa per cui la Cgil è favorevole).
La terza, sotto la voce, "verificare la rappresentatività delle organizzazioni sindacali" (cosa sacrosanta, visto che la Cgil con milioni di iscritti certificati sarà probabilmente sostituita ai tavoli da una Ugl che gli iscritti li dichiara ma non li certifica), propone qualcosa di davvero incredibile: chi ha la maggiore rappresentatività decide se si può scioperare o meno, almeno nei servizi pubblici locali. Anticostituzionale. Folle.

Ma lo sciopero non era un diritto individuale esercitato in forma collettiva?

E per cambiare una norma costituzionale non ci vuole il Parlamento?

Ma qualcuno l'ha firmato.

Sotto lo slogan, "norma anti-cobas" o per i diritti dell'utente viaggiatore. Qui però il problema è riconoscere che questo è scritto in quell'accordo e non altro.
Il segretario generale della Cgil invoca la prova della verità nei confronti di Cisl e UIl e chiama ad arbitro la controparte. Però chiama anche i lavoratori e le lavoratrici, col referendum. Tutti, non "quelli nostri", "quelli vostri", perché i lavoratori non sono di nessuno. E poi francamente non ci possono dire che il referendum si fa solo quando gli accordi sono unitari...


Che forma di democrazia immaginano Cisl e Uil?


By Angelo Stelitano

La Chicchetta - 71

giovedì 29 gennaio 2009


Accadde Oggi

29 Gennaio 1944

La battaglia di Cisterna di Latina, nel Lazio, si svolse durante la seconda guerra mondiale come parte dell'Operazione Shingle.
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Regione Veneto, i supermanager beffano Brunetta


Hanno fatto infuriare persino Brunetta. Proprio nel suo Veneto, proprio nella Regione amministrata dal suo centrodestra, hanno cercato di mettere i boiardi al riparo dalle leggi anti-fannulloni. Nel silenzio delle vacanze natalizie, una circolare ha esentato i top manager della Regione dalle nuove trattenute malattia. Da giugno infatti ai dipendenti pubblici che restano a letto nel periodo iniziale viene decurtato lo stipendio di ogni voce accessoria. Ma il Veneto ha aspettato fine anno prima di varare la norma, con il risultato di dovere chiedere un semestre di tagli arretrati a chi era già caduto vittima dei malanni. Poi dall'inizio del 2008 sono diventati operative le sottrazioni: per ogni giorno di malattia, un usciere del livello più basso perderà otto euro, un funzionario da dieci a 20, un dirigente da 64 fino a 77. Un salasso che dovrebbe dissuadere dalle assenze ingiustificate. Il problema è che i top manager, quei 70 amministratori che siedono nella stanza dei bottoni della Regione guidata da Giancarlo Galan, si sono auto-esentati: per loro non sono previste sanzioni nè deterrenti. Il loro contratto garantisce stipendi da 100 mila euro l'anno in su e non segue le regole della pubblica amministrazione. Una scelta che ha fatto infuriare i sindacati. E che ha spinto Renato Brunetta a scrivere a Galan: «La legge vale per tutti». Ora la Regione cercherà di trovare una soluzione. Sperando che i supermanager non si ammalino prima.



By Angelo Stelitano

La Chicchetta - 70

mercoledì 28 gennaio 2009



Accadde Oggi
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28 gennaio 1950

Assalto alla sezione del Pci alla Garbatella

Un centinaio di giovani missini romani arriva a bordo di tre camion nel popolare quartiere della Garbatella.
Due attivisti comunisti sono stati malmenati. Devastano e incendiano la sezione del PCI.
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Cgil accusa: persi in 4 anni 1352 euro per stipendi


L'accordo sulla riforma dei contratti senza la firma della Cgil continua a sollevare polemiche. Il primo sindacato italiano prova a fare i conti e replica a chi l'accusa di «dire sempre di no» con i numeri. Così, provando a simulare l'applicazione della nuova riforma ai contratti nazionali degli ultimi quattro anni, ovvero tra il 2004 e il 2008, viene fuori che «i lavoratori avrebbero perso in media 1.352 euro, mentre per il sistema delle imprese ci sarebbe stato un guadagno di 15-16 miliardi». A calcolarlo è Agostino Megale, segretario confederale della Cgil. «Il nostro no - ha spiegato - parte dal presupposto che vogliamo difendere e tutelare i lavoratori». Megale ha poi confermato la richiesta di un referendum tra i lavoratori: «Se il voto sarà favorevole, noi ci adegueremo, altrimenti gli altri dovranno riflettere». L'ultima stoccata il segretario la riserva alle altre sigle confederali. «Noi, senza Cisl e Uil, non avremmo mai sottoscritto un'intesa sulle regole. La crisi spinge ad agire insieme».


Lettera Aperta


Cari Angeletti e Bonanni se siete in buonafede e se siete convinti di essere nel giusto perchè avete paura del nostro giudizio?
Leggo sui giornali che i segretari di Uil e Cisl hanno detto NO al referendum; ricordo ad Angeletti e Bonanni che nel giugno scorso i nostri luoghi di lavoro sono stati interessati da una campagna di assemblee unitarie dove Cgil, Cisl e Uil hanno spiegato ai lavoratori (a tutti, iscritti e non ai sindacati) il documento confederale con le proposte per la riforma del modello contrattuale; a larga maggioranza i lavoratori hanno detto SI alla piattaforma e di li a poco iniziò il tavolo di confronto con le controparti padronali. Il documento ora approvato senza la firma della Cgil è cosa notevolmente diversa da quella piattaforma votata dai lavoratori e coerenza vorrebbe che il tutto venisse sottoposto di nuovo al loro giudizio perché è bene ricordare a tutti che gli accordi si fanno per e nell’interesse dei lavoratori (a tutti, iscritti e non ai sindacati) e non per dare visibilità e legittimità a chi quei documenti li firma.Quindi cari Angeletti e Bonanni se siete in buonafede e se siete convinti di essere nel giusto, ovvero di avere agito nel “nostro” e non nel “vostro” interesse, dovreste avere l’orgoglio di difendere la firma pubblicamente ed a testa alta mettendola al democratico giudizio dei lavoratori, ovvero dei diretti interessati che vivranno sulla propria pelle nel bene o nel male le conseguenze di questa riforma.


Vi aspettiamo nei luoghi di lavoro e se vincerà il SI la Cgil ne prenderà atto e si farà da parte, diversamente si ricomincerà la discussione: fino a prova contraria siamo ancora in democrazia e a decidere è la maggioranza.




Ultima ora.
Segnalato da Giuseppina Angela Lasalvia.



EUROPA 7: NOI PAGHEREMO LA MULTA DI BERLUSCONI.


A proposito di TV vorrei segnalarvi l'ennesima fuga dalla notizia dei telegiornali nazionali, ovvero la notizia che lo stato italiano dovrà pagare un risarcimento milionario ad Europa7 per non averle permesso di utilizzare le frequenze ad essa attribuite. la notizia si è intravista sul TG2 delle 18 unicamente come titolo scorrevole per poi scomparire completamente dal tg2 delle 20,30.Dato che quei soldi li tireremo fuori noi fessi, Vi prego di fare passaparola e divulgare a voce ciò che la stampa e la tv ci nascondono.


PS.: sul televideo parlava di 1 milione di euro, sui titoli scorrevoli del TG2 delle 18 di 7 milioni di euro.


By Angelo Stelitano

La Chicchetta - 69

martedì 27 gennaio 2009


27 gennaio il Giorno della memoria

"... Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi, alzandovi. Ripetetele ai vostri figli..."
da "Se questo è un uomo" di Primo Levi


"Il Giorno della memoria" è stato istituito per legge dal Parlamento italiano il 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, per ricordare le vittime del nazismo

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Il nostro piangere fa male al re


Chi ascolta le parole di Berlusconi in questo periodo non può che ricordarsi di una canzone di Enzo Jannacci, il quale sosteneva di aver visto una serie di personaggi intenti a piangere. L’ultimo dei quali, un contadino, metafora del povero diavolo attuale, al quale il vescovo, il re, il ricco, l’imperatore, persino il cardinale l’han mezzo rovinato, gli han portato via la casa, il cascinale, la mucca, il violino, la scatola di kaki, la radio a transistor, i dischi di Little Tony, la moglie, un figlio militare e come se non bastasse gli hanno ammazzato anche il maiale…Sappiamo quali sono i soggetti che portano via la casa agli italiani, i personaggi siedono nei consigli d’amministrazione di importanti istituzioni finanziarie che agiscono con il concorso di numerosi altri soggetti riassumibili sotto la categoria del ricco o dell’imperatore. Non contenti di tutto questo agglomerato di danni al poer crist portano via tutto quello che possono, fino ad umiliarlo privandolo anche della moglie. Ma così come cantava nel 1968 Enzo Jannacci nonostante tutte le disavventure che siamo costretti a sopportare dobbiamo sorridere, dobbiamo spendere, perché sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al re, fa male al ricco e al cardinale, diventan tristi se noi piangiam.


Sono passati 40 anni ma il testo pare tremendamente attuale.


Ecco il testo:


Dai dai, conta su…ah be, sì be….- Ho visto un re.- Sa l’ha vist cus’è?- Ha visto un re!- Ah, beh; sì, beh.- Un re che piangeva seduto sulla sella piangeva tante lacrime, ma tante che bagnava anche il cavallo!- Povero re!- E povero anche il cavallo!- Ah, beh; si`, beh.- è l’imperatore che gli ha portato via un bel castello…- Ohi che baloss!- …di trentadue che lui ne ha.- Povero re!- E povero anche il cavallo!- Ah, beh; sì, beh.- Ho visto un vesc…- Sa l’ha vist cus’è?- Ha visto un vescovo!- Ah, beh; sì, beh.- Anche lui, lui, piangeva, faceva un gran baccano, mordeva anche una mano.- La mano di chi?- La mano del sacrestano!- Povero vescovo!- E povero anche il sacrista!- Ah, beh; sì, beh.- è il cardinale che gli ha portato via un’abbazia…- Oh poer crist!- …di trentadue che lui ce ne ha.- Povero vescovo!- E povero anche il sacrista!- Ah, beh; sì, beh.- Ho visto un ric…- Sa l’ha vist cus’è?- Ha visto un ricco! Un sciur!- Sì…Ah, beh; sì, beh.- Il tapino lacrimava su un calice di vino ed ogni go, ed ogni goccia andava…- Deren’t al vin?- Sì, che tutto l’annacquava!- Pover tapin!- E povero anche il vin!- Ah, beh; sì, beh.- Il vescovo, il re, l’imperatore l’han mezzo rovinato gli han portato via tre case e un caseggiato di trentadue che lui ce ne ha.- Pover tapin!- E povero anche il vin!- Ah, beh; sì, beh.- Ho vist un villan.- Sa l’ha vist cus’è?- Un contadino!- Ah, beh; sì, beh.- Il vescovo, il re, il ricco, l’imperatore,persino il cardinale, l’han mezzo rovinato gli han portato via:la casa il cascinale la mucca il violino la scatola di kakila radio a transistori dischi di Little Tony la moglie!- E pò, cus’è?- Un figlio militare gli hanno ammazzato anche il maiale…- Pover purscel!- Nel senso del maiale…- Ah, beh; sì, beh.- Ma lui no, lui non piangeva, anzi: ridacchiava!Ah! Ah! Ah!- Ma sa l’è, matt?- No!- Il fatto è che noi villan…Noi villan…E sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re fa male al ricco e al cardinale diventan tristi se noi piangiam,e sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re fa male al ricco e al cardinale diventan tristi se noi piangiam!



By Angelo Stelitano

La Chicchetta - 68

lunedì 26 gennaio 2009

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Macerata 1817 Gli insorti antipapalini affiggono sui muri questo proclama:
"Quando l'altissimo Iddio vuole punire i popoli,li consegna al governo degli imbecilli"

Ci si chiede:

Quando la misericordia di Dio ci fu propizia?Quando mai noi italiani abbiamo meritato la misericordia divina?
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Guarire gli omosessuali?


Luca Trentini


Se domani qualcuno si alzasse e iniziasse a predicare che l'eterosessualità è una malattia psichiatrica, che la condizione eterosessuale è fonte di indicibili sofferenze, che è determinata da un rapporto conflittuale con i genitori e vi proponesse una terapia per diventare gay come reagireste? Come minimo iniziereste a deridere questi ciarlatani e chiedereste una prova scientifica. Pensate invece a noi omosessuali che dobbiamo vedere la chiesa ospitare a Brescia un corso che ci vuole guarire. Pensate ad un ragazzo insicuro, con una famiglia che non lo accetta, con un contesto sociale che lo discrimina, senza nessuna tutela, senza alcun diritto. Un corso del genere potrebbe apparire una via di uscita alla propria sofferenza, una soluzione alle proprie difficoltà. Una risposta ovviamente sbagliata e pericolosa: perché i problemi stanno altrove e l'unica “terapia” possibile è il percorso che aiuta ad accettare la propria natura. E' per questa ragione saremo tutti in piazza, per una manifestazione nazionale di protesta contro chi continua a considerarci malati. Per difendere la dignità di gay, lesbiche e trans, per attaccare queste 19 lezioni di terapia ripartiva, di cristoterapia e di roccia, che nulla hanno di scientifico a troppo di ideologico.
Diremo a questi “moderni” stregoni ciò che Sigmund Freud già affermava nel 1920: «L'impresa di trasformare un omosessuale in un eterosessuale non offre prospettive di successo molto migliori dell'impresa opposta».

Arcigay Orlando di Brescia



L'iniziativa promossa dal Gruppo Lot alla casa delle Canossiane raccontata da un partecipante

Una regola per i partecipanti: «Rientra a casa tua da solo»

Nel documento. «Il nostro obiettivo principale è di proporre a tutti la possibilità ottimale di guarigione (sic!)». Si apre così il documento che il gruppo ha fatto sottoscrivere a tutti gli iscritti. Ma nel testo ci sono altri passaggi degni di nota. «Lot mette l'accento su una reale importanza nelle amicizie sane», si legge ancora. I partecipanti, inoltre, con un decalogo si impegnano alla partecipazione regolare (1) e a frequentare la chiesa locale per «aiutare a integrarti nella comunità» (4). «La possibilità che tu sia attratto da un partecipante del gruppo c'è. Per questo chiediamo di non impegnarsi in nuove amicizie nel gruppo durante il corso. Non devono esserci scambi di numeri di telefono, nè intrattenimenti personali dopo la sessione. Ognuno dovrebbe rientrare da solo a casa», si legge al punto 5. E ancora: «Living Waters non rimpiazza un programma psichiatrico, una psicoterapia, una cura d'anima o altra forma d'assistenza professionale» (6), «la partecipazione si basa sulla tua volontà nell'assumerti la responsabilità del tuo benessere» (7). Fino all'inquietante postilla: «Prendo coscienza che i miei comportamenti compulsivi potrebbero intensificarsi durante il periodo di questo corso».

Fonte: il Brescia


By Angelo Stelitano

La Chicchetta - 67

venerdì 23 gennaio 2009


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Macerata 1817 Gli insorti antipapalini affiggono sui muri questo proclama:
"Quando l'altissimo Iddio vuole punire i popoli,li consegna al governo degli imbecilli"

Ci si chiede:
Quando la misericordia di Dio ci fu propizia?
Quando mai noi italiani abbiamo meritato la misericordia divina?
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Secondo la Aidaa anche in provincia di Brescia molti felini vengono uccisi per essere mangiati
Allarme degli animalisti: il gatto finisce in salmì

Complici le nevicate abbondanti dei giorni scorsi, fioccano le segnalazioni di gatti che in questi giorni sarebbero finiti in padella, cucinati in salmì. La denuncia è dell’associazione animalista Aidaa, secondo cui soprattutto nelle province di Brescia, Sondrio, Treviso, Cuneo, Milano, Vicenza, Padova e Belluno, riemerge prepotentemente la tradizione di cucinare il gatto in salmì. Sarebbero almeno 2.500 i mici scomparsi e mangiati dall’inizio dell’anno in Italia. Il gatto in salmì accompagnato dalla polenta, spiega l’Aidaa, è una tradizione soprattutto a Dubino in Valtellina o nelle località alpine delle province di Bergamo, Brescia, Treviso e Sondrio dove il piatto tipico non è mai tramontato. Sono molte, spiega l’Aidaa, le segnalazioni che riferiscono di gatti catturati ed uccisi e lasciati per alcuni giorni sotto la neve e poi finiti in padella. Una vicenda a dir poco macabra, della quale però, almeno a Brescia, fino alla denuncia dell'associazione non si era mai sentito parlare. Resta da capire, spiega ancora Aidaa, se questi gatti vengono uccisi e mangiati solo a causa di una ignobile tradizione locale oppure se questo incremento rispetto ai dati degli scorsi anni possa essere un sintomo di situazioni di difficoltà economiche come del resto si è già verificato nei mesi scorsi alla periferia di Roma e a Tivoli. Le sparizioni di gatti, in effetti non sono una novità. Molto spesso si tratta di randagi che vivono in colonie feline, dove gli animali vengono catturati e destinati alla morte per avvelenamento, alla sperimentazione e vivisezione cosmetica e farmacologica (girano voci di gatti rapiti e venduti a laboratori di ricerca pubblica, dice sempre l'associazione), a sacrifici rituali (messe nere e riti esoterici) o addirittura alla tavola.

Il grosso problema non stà nei numeri dei rapimenti, ma nel fatto che troppo spesso i padroni dei gatti rubati non si rivolgono alle forze dell’ordine per denunciare il fatto.

By Angelo Stelitano

La Chicchetta - 66

giovedì 22 gennaio 2009


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Macerata 1817 Gli insorti antipapalini affiggono sui muri questo proclama:
"Quando l'altissimo Iddio vuole punire i popoli,li consegna al governo degli imbecilli"
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Capitalismo medievale


Il sistema finanziario italiano si regge su una struttura di tipo medievale al vertice della quale un ristretto gruppo di grandi feudatari esercita il proprio dominio attraverso una lottizzazione delle poltrone e delle partecipazioni azionarie così ben congegnata da svuotare di ogni significato la parola "mercato". Basti dire che il 60 per cento delle società quotate ha nel proprio capitale azionisti che sono al tempo stesso diretti concorrenti. Mentre, se si considerano i componenti dei consigli di amministrazione, in quasi il 90 per cento dei casi si verificano cumuli di incarichi in società concorrenti. Queste le cifre riassuntive dell'indagine appena realizzata in proposito dall'Autorità Antitrust. Purtroppo, a ben vedere, l'organismo presieduto da Antonio Catricalà ha fatto un pò la classica scoperta dell'acqua calda. Sarà anche meritoria e utile l'opera di accurata rilevazione statistica sugli intrecci azionari e personali del mondo finanziario domestico, ma in fondo essa non fa che confermare ciò che anche la semplice lettura dei giornali quotidiani certifica ormai da decenni. Ovvero che quello italiano è una sorta di capitalismo tribale, fondato sulla diffusione pervasiva di quel conflitto d'interessi che rappresenta il più insidioso ostacolo alla realizzazione di un'economia di mercato effettivamente aperta alla libera concorrenza. E ciò senza che la suddetta Autorità Antitrust e meno che mai il potere politico abbiano fatto qualcosa di buono e di utile per il superamento di questa situazione paleocapitalistica.Anche stavolta, del resto, lo stesso Catricalà non sembra intenzionato a suscitare grandi speranze di novità. A suo avviso, infatti, la strada maestra per uscire da questi eccessi di concentrazione di legami personali e azionari dovrebbe essere quella di un'autoregolamentazione da parte degli stessi soggetti implicati. Insomma, ci si dovrebbe affidare a una sorta di ravvedimento operoso compiuto proprio da coloro che hanno fatto del conflitto d'interessi la propria ragione di vita o comunque l'asse portante dei loro business. A che scopo Catricalà snocciola le scandalose cifre di cui s'è detto se poi egli stesso si affida alla buona volontà di chi finora si è manifestamente infischiato di rientrare in decenti regole mercantili? È un pò come se un ministro dell'Interno sostenesse che la lotta a Cosa Nostra deve essere affidata al rinsavimento dei boss che ne compongono la cupola. Si obietterà che i poteri dell'Antitrust sono limitati dalla legge e che una vera riforma in materia può venire solo da scelte legislative di Parlamento e governo. Scelte oggi poco probabili alla luce del fatto che proprio l'attuale presidente del Consiglio è la personificazione di un gigantesco e irrisolto conflitto d'interessi.Tutto vero, ma allora il rischio è che le denunce dell'Antitrust assomiglino al "latinorum" di Don Abbondio per ripararsi dal Don Rodrigo di turno. Come forse è già accaduto con l'appoggio offerto alle misure governative mirate a rendere ancora più blindate le cupole di potere dominanti chiudendo anche gli ultimi spazi di contendibilità delle imprese.

Dire una cosa e farne un'altra non sta bene.



By Angelo Stelitano

La Chicchetta - 65



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Macerata 1817 Gli insorti antipapalini affiggono sui muri questo proclama:
"Quando l'altissimo Iddio vuole punire i popoli,li consegna al governo degli imbecilli"
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Il lavoro in Europa
Notiziario sulle politiche attive del lavoro in Europa
(stralcio)

Il Rapporto Oil sul mondo del lavoro 2008

Le ineguaglianze nei redditi sono cresciute negli ultimi anni, nonostante la forte crescita economica che ha creato milioni di nuovi posti di lavoro (pari a un incremento del 30% dell’occupazione a livello globale) a partire dagli anni Novanta del secolo scorso. A dirlo è il Rapporto sul mondo del lavoro 2008, appena pubblicato dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil). “Il peso maggiore della crisi economica e finanziaria scoppiata quest’autunno” si legge nello studio “cadrà sulle spalle di centinaia di milioni di persone che non hanno tratto benefici dalla recente crescita, a meno che non siano adottate riforme strutturali a lungo termine”. Il Rapporto esamina salari e crescita in oltre 70 Paesi sviluppati e in via di sviluppo e propone di promuovere l’Agenda sul lavoro dignitoso dell’Oil, allo scopo di legare le politiche del lavoro e sociali, mirate a favorire l’occupazione, con quelle economiche, che puntano a migliorare i redditi e la loro redistribuzione.
Fra gli inizi degli anni Novanta del secolo scorso e il 2007, nella maggior parte dei Paesi considerati dal Rapporto l’occupazione è cresciuta, ma nello stesso tempo è aumentato il divario fra i più ricchi e i più poveri. E’ salita, inoltre, anche la disparità fra i salari e gli stipendi di operai e impiegati e le remunerazioni dei dirigenti: negli Stati Uniti, nel 2007, gli amministratori delegati delle 15 maggiori società hanno guadagnato 520 volte di più di un lavoratore medio (nel 2003 tale rapporto era di 1 a 360). Dislivelli simili, anche se con paghe più basse di partenza, si registrano anche in Australia, Germania, Hong Kong, Olanda e Sudafrica. Il Rapporto sottolinea anche quanto sia diminuito il peso dei salari nella formazione del reddito nazionale, soprattutto in America Latina (- 13%), Asia (- 10%) e Paesi sviluppati (- 9%). “Già ora” afferma il Rapporto Oil “si percepisce in molti Paesi che la globalizzazione non lavora a vantaggio della maggioranza della popolazione.

La sfida politica è dunque di assicurare incentivi adeguati per lavorare, imparare e investire, cercando allo stesso tempo di evitare ineguaglianze nei redditi socialmente dannose ed economicamente inefficienti.



By Angelo Stelitano

La Chicchetta - 64

martedì 13 gennaio 2009


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Macerata 1817 Gli insorti antipapalini affiggono sui muri questo proclama:
"Quando l'altissimo Iddio vuole punire i popoli, li consegna al governo degli imbecilli"
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Oroscopo Tremonti


Si deve sperare che il 2009 possa portare quelle riforme nella vita dei mercati che la drammatica crisi del 2008 ha dimostrato indispensabili, ma senza che finora se ne siano visti neppure i primi passi. Il nodo cruciale è e rimane quello di mettere in campo nuove regole che possano scongiurare il ripetersi dei guasti provocati da un'allegra finanza lasciata correre a briglia sciolta tanto dalle autorità di vigilanza quanto dai poteri politici, sovente indifferenti ma talvolta pure conniventi.Occorre, però, annotare che oggi in Italia si fatica a nutrire fiducia in una svolta normativa rassicurante per i risparmiatori. Non aiutano a sperare bene alcune scelte politiche assunte in chiusura d'anno e, ancora meno, l'incresciosa polemica sollevata dal ministro dell'Economia contro il governatore della Banca d'Italia. Già in termini di elementare galateo istituzionale è imbarazzante che Giulio Tremonti si lasci andare a una raffica di battute goliardiche contro Mario Draghi, per giunta sul palcoscenico internazionale di un vertice Eurofin. Ma, quanto al merito, peggio ancora: perché le incaute parole del ministro offrono il fianco alla sgradevole impressione che Tremonti alzi questo polverone per scaricare altrove il barile delle sue responsabilità.Infatti, se per Tremonti sarà "demenziale stare ad ascoltare le lezioni di chi non ha capito nulla", come ha detto riferendosi al lavoro del Financial Stability Forum, presieduto da Draghi, quel che risulta ancor più demenziale per tutti è prestare ascolto alle parole di un ministro dell'Economia che vanta in materia precedenti assai poco encomiabili. Un caso lontano: Giulio Tremonti è il ministro che, alla vigilia di due rovinosi crac come Cirio e Parmalat, non si è opposto alla riduzione a bagatella penale di un reato economico fra i più insidiosi come il falso in bilancio. Un caso vicino: lo stesso Tremonti è il ministro che, con la tempesta bancaria di quest'estate all'orizzonte, è partito a soprattassare i profitti di quegli stessi istituti a soccorso dei quali si trova ora costretto a mettere a disposizioni cifre enormemente maggiori di quelle incassate con le maggiori imposte. Sempre Tremonti poi è il ministro che ha dettato nuove regole sulle offerte pubbliche d'acquisto, il cui fine è ingessare il potere dei gruppi di comando delle società a scapito di tutti gli altri azionisti. E ancora Tremonti è colui che ha appena deciso di far slittare di altri sei mesi l'introduzione di un forte strumento di difesa dei piccoli risparmiatori, quale la 'class action'. Per spiegare le sue sortite polemiche il ministro dell'Economia ha detto che la crisi attuale "è il riflesso del fallimento dei regolatori" e quindi che "le regole non possono essere rifatte dai regolatori: spetta ai politici". La tesi sarebbe anche impeccabile, se non fosse che poi i politici cui 'spetta' agiscono come Giulio Tremonti.




Fonte: l'Espresso.

La Chicchetta - 63

lunedì 12 gennaio 2009

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Macerata 1817 Gli insorti antipapalini affiggono sui muri questo proclama:
"Quando l'altissimo Iddio vuole punire i popoli,li consegna al governo degli imbecilli"
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Obama lancia il piano anticrisi
ok al taglio fiscale di mille dollari

In agenda aiuti per le energie alternative, scuola, salute e la creazione di 3 milioni di posti

Vietato perdere tempo. «Se non si agisce subito la recessione potrebbe durare anni». Barack Obama anticipa il fulcro di quella che sarà la politica economica del suo esecutivo. «Serve un'azione decisa», precisa, perché in economia «ci sono state devastanti perdite di fiducia». Il suo piano per il rilancio per l'economia prevede di creare almeno 3 milioni di posti di lavoro nei prossimi anni (solo nel 2008 se ne sono persi due milioni) e punta innanzitutto su un taglio delle tasse per mille dollari per il 95 per cento delle famiglie. Per Obama l'azione statale è quindi qualcosa di essenziale anche riconoscendo che «i costi di questo piano saranno notevoli e nel breve termine farà crescere il deficit» già enorme (si stima che nel 2009 arriverà a 1.200 miliardi di dollari) che la sua amministrazione eredita. «Qualcuno potrebbe essere scettico» ha poi aggiunto, anticipando le critiche dei repubblicani, «ma - ha assicurato - investiremo su qualcosa che funzioni».

In Italia con il Governo del "compagno" Berlusconi si fa l'esatto contrario. Niente taglio alle tasse ma si regalano i soldi alle banche e si da l'elemosina della social card; si smantella la scuola pubblica mentre alla scuola privata si garantiscono i fondi necessari; la sanità nazionale fatica a sopravvivere mentre quella privata prolifera nei profitti; il ricorso alla cassa integrazione ha registrato valori impressionanti (aumenta del 110% nell’industria e nell’edilizia. Boom della cig ordinaria: +525%) mentre i lavoratori precari perderanno anche il titolo di precario; la politica energetica corre verso il nucleare, abbandonato da tutti i paesi a favore delle fonti rinnovabili compatibili con l'ambiente e meno costose.


In questo momento vorrei tanto essere americano!

By Angelo Stelitano

La Chicchetta - 62

venerdì 9 gennaio 2009

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Macerata 1817 Gli insorti antipapalini affiggono sui muri questo proclama:
"Quando l'altissimo Iddio vuole punire i popoli,li consegna al governo degli imbecilli"
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Prendi oggi e paghi in eterno


Il credito al consumo è una chance in più per il consumatore a condizione che il finanziamento venga acceso quando è davvero necessario, per non ritrovarsi inevitabilmente sommersi dai debiti. E in questo la pubblicità non aiuta di certo, poiché spesso il messaggio ingannevole del “compri oggi e paghi domani”, induce i consumatori a trascurare o comunque a prendere sottogamba il momento della “resa dei conti”. Tanto ciò è vero che i prodotti non vengono più reclamizzati per la loro efficacia, ma esclusivamente perché bastano poche rate di un importo mensile in apparenza accessibile, per portarseli a casa. Senza dire, inoltre, dei rischi che corre l’acquirente se, senza sua colpa, il finanziamento non va per il verso giusto, magari per colpa della banca: ci si ritrova segnalati come cattivi pagatori e venirne fuori diventa un’odissea! Secondo recenti studi, poi, risulta che, proprio grazie alle finanziarie, si acquistano soprattutto prodotti superflui: come a dire che visto che paga qualcun altro, cala ulteriormente la soglia della consapevolezza nel fare i propri acquisti. L’acquisto a rate deve restare un’opportunità cui ricorrere in caso di necessità:

i nodi prima o poi verranno al pettine e non è il caso di mettere nella calza debiti per il futuro!


By Angelo Stelitano

La Chicchetta - 61

giovedì 8 gennaio 2009

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Macerata 1817 Gli insorti antipapalini affiggono sui muri questo proclama:
"Quando l'altissimo Iddio vuole punire i popoli,li consegna al governo degli imbecilli"
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Un esempio del nuovo modello contrattuale della CISL

Sanità privata, offerto l'aumento ai dipendenti: un euro lordo

Un euro di aumento. Un euro lordo. Non per scherzo, ma sul serio, è l’offerta avanzata nella trattativa per il rinnovo del contratto nazionale della sanità privata. Offerta che, come era immaginabile, i sindacati hanno rifiutato. Una proposta che equivale a dire: il contratto nazionale non si fa.

Un'offerta simbolica. Il negoziato riguarda le buste paga di 90 mila dipendenti delle cliniche private, fra infermieri, tecnici e amministrativi. L’Aiop, l’associazione che rappresenta i datori di lavoro, non respinge l’ipotesi di aumentare le retribuzioni, ma propone che gli incrementi vengano discussi regione per regione. L’euro di aumento nazionale è dunque un’offerta simbolica, un modo di dire che il contratto vero diventa quello regionale. Del resto, nel settore della sanità privata ci sono già dei precedenti. Nell’ultimo rinnovo del contratto, l’importo degli arretrati non fu fissato dall’accordo nazionale bensì fu oggetto di trattativa nelle singole regioni.
Gli ospedali religiosi. Oltre al precedente appena ricordato c’è l’esempio di un altro contratto della sanità non pubblica, firmato poche settimane fa. È il contratto che riguarda i 40 mila dipendenti degli ospedali religiosi. L’intesa include una tabella con le cifre degli aumenti, ed è una tabella uguale a quella già in vigore per la sanità pubblica. Ma la concessione di questi soldi è condizionata a un successivo accordo da raggiungere in sede regionale. Di conseguenza, se in una regione non si arriverà a fare un accordo l’aumento sarà pari a zero. E in qualche regione potrebbe finire con un compromesso su cifre più basse rispetto a quelle indicate dalla tabella nazionale.
Sindacati spaccati. Il contratto degli ospedali religiosi è stato siglato dall’Aris (l’associazione degli ospedali) e da un solo sindacato: la Cisl. La Cgil e la Uil hanno detto no, e ora si preparano a dare battaglia organizzando un referendum fra i lavoratori.
La Cisl. Per Giancarlo Faverin della Cisl, firmare questo accordo era l’unico modo di sbloccare le trattative: «Anche noi preferiremmo che si facesse un contratto nazionale, ma i lavoratori aspettavano il rinnovo da 36 mesi e a loro non vogliamo raccontare storie per un altro anno. Vista la situazione, abbiamo scelto di fare questo salto che ora - continua Faverin - ci consentirà di chiedere l’applicazione delle tabelle di aumento in ogni regione».
Cgil e Uil. Totalmente diverso il punto di vista della Cgil e della Uil. Per Rossana Dettori della Fp-Cgil il testo firmato «sancisce di fatto la scomparsa del contratto nazionale». E in un volantino la Cgil suggerisce che la Cisl abbia voluto fare «un favore al datore di lavoro Aris», cioè alle cliniche gestite da ordini religiosi. Carlo Fiordaliso della Uil si domanda: «Perché la Cisl ha firmato quel testo killer? Perché chiedere tanti mesi di mobilitazione ai lavoratori, e persino uno sciopero, per poi firmare quello che i padroni volevano dal primo giorno?».
Le cliniche private. Tornando all’altro contratto, cioè quello degli ospedali privati aderenti all’Aiop, qui al momento i tre sindacati mantengono una posizione unitaria, visto che la controparte non ha ancora presentato una proposta analoga a quella delle cliniche religiose. L’unica offerta rimane l’euro di aumento lordo. Sia la Cisl che la Cgil e la Uil fanno pressione sulle regioni: la sanità privata lavora e fa utili perché ottiene l’accreditamento (e quindi i soldi) dalle amministrazioni pubbliche. Il ruolo delle regioni può essere decisivo, dice Faverin della Cisl, «e noi vogliamo stanarle».


Fonte: Il Messaggero.

La Chicchetta - 60

mercoledì 7 gennaio 2009

Bentornati/e Chicchettoni/e,
trascorse bene le festività?

Tra crisi e caos ecco il cachet dei Beckham

Secondo gli ultimi dati della Cgia di Mestre i precari in Italia sono oltre 2 milioni e mezzo e in base alle previsioni degli esperti il 2009 sarà l'anno della crisi. A tal punto che il presidente della Repubblica, nel suo saluto di fine anno, ha invitato il Paese alla morigeratezza. Stessa cosa ha fatto il Pontefice da Piazza San Pietro chiedendoci un'inversione dei consumi, nel rispetto della solidarietà cristiana: meno spese folli e più carità. Basta guardarsi intorno, d'altra parte. Non ce la passiamo affatto bene. E nonostante la maggioranza tiri la cinghia, ecco puntuale il gossip da capogiro. Ovvero il cachet di David Beckham e signora, contesi tanto da Sanremo che dal Grande Fratello. Lo staff del centrocampista dei Galaxy, ora in prestito al Milan, ha stabilito la cifra: mezzo milione di euro per un'apparizione di pochi minuti. Spiccioli per chi guadagna 31 milioni di euro l'anno. La Rai ha già fatto sapere che l'ingaggio è troppo alto, Mediaset prende tempo ma grazie al medesimo padrone della rete e dello squadrone rossonero, potrebbe aggiudicarsi la partita.

Nel qual caso spero davvero che Becks sbagli la punizione e che il salatissimo spot produca zero ascolti, causa uno sciopero selvaggio dei telespettatori. Perchè noi ci calmieriamo per forza. Quando deciderà di fare altrettanto anche la televisione?



By Angelo Stelitano


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