mercoledì 23 dicembre 2009

Buon Natale e Felice Anno Nuovo




Ritorno il 7 Gennaio (forse....)

La Chicchetta - 215

martedì 22 dicembre 2009

Il capitalismo distrugge il mondo


Il fallimento del vertice sul clima di Copenaghen ampiamente previsto è puntualmente arrivato. La Cina che nella folle corsa alla occidentalizzazione della sua economia alla quale ha sacrificato il suo paesaggio, la sua cultura, la sua stessa identità e milioni di vite umane distrutte dall'inquinamento e dal feroce sfruttamento schiavistico delle fabbriche, non ha voluto accettare di moderare la crescita del suo PIL, il nuovo Idolo Molok. Gli USA che consumano la massima parte delle risorse del pianeta e che sono restii a porre freni vincoli e regole alle multinazionali dalle quali sono controllati sono giunti all'appuntamento mondiale di Copenaghen con una posizione debolissima. Il capitalismo sta distruggendo il pianeta nel quale viviamo, usando anche il regime "comunista" più potente e più ricco del mondo, avviato in una folle corsa verso una produzione senza fine per consumi senza fine allo scopo di creare non benessere per il miliardo di esseri umani cinesi ma una casta di qualche migliaia di miliardari-mandarini che contempleranno le ombre degli schiavi che brulicano notte e giorno nelle città immerse nello smog dall'alto di grattacieli copiati da New York. La fuoriuscita dell'economia cinese dal socialismo per un liberismo selvaggio ed atroce nelle sue crudeltà sociali è il micidiale additivo di cui il mondo non aveva bisogno per precipitare verso la fine. La natura si ribella e già ne avvertiamo terribili segnali nello scioglimento dei ghiacci e nella intensificazione degli uragani. L'inquinamento delle città produce mortalità da cancro in misura oramai epidemiologica.Il capitalismo e la sua diffusione nel pianeta è la catastrofe, una bomba ad orologeria che farà saltare ogni equilibrio. I rifiuti velenosi delle industrie hanno avvelenato l'Africa e i mari che la bagnano mentre una immensa isola di rifiuti di plastica navica negli oceani e uccide i pesci. Nei prossimi anni andrà sempre peggio ma sarà sempre difficile trovare un punto di accordo per congelare la situazione e poi invertire la tendenza. Non esiste una forza morale capace di aggregare le forze necessarie a ricondurre la speranza di un clima "normale". Soltanto una vittoria del socialismo e la realizzazione di un modello di sviluppo diverso basato sopratutto sui consumi collettivi e sulla riduzione dei consumi individuali potrebbe combattere il crescente degrado del mondo. Ma questo è fuori dalle concrete prospettive politiche anche se la crisi finanziaria del capitalismo è assai lontana dall'essere chiusa e la disoccupazione dilagante in tutto l'Occidente ne è la spia.


Insomma, la fine della storia profetizzata da Fukuyama come vittoria del capitalismo e suo trionfo sull'umanità è davvero alle porte ma è la fine dello stesso pianeta.



By Angelo Stelitano

La Chicchetta - 214

lunedì 21 dicembre 2009


Il farmaco abortivo Ru486 è ritenuto sicuro in tutto il mondo.
Ma per impedirne l’uso il centrodestra sta usando qualsiasi arma



Si perdoni l’abuso di citazione di Flaiano. Ma per descrivere la grottesca evoluzione del “caso Ru486” nulla è più azzeccato del suo: «La situazione è disperata, ma non seria». Come altrimenti definire il risultato del lavoro svolto in questi due mesi dalla maggioranza in commissione Igiene e sanità del Senato per indagare sulla presunta pericolosità del farmaco abortivo, e riassunto nella relazione conclusiva del presidente Pdl, Antonio Tomassini, presentata il 24 novembre scorso? Usata in tutto il mondo da oltre 20 anni, considerata farmaco essenziale dalla Oms, reputata sicura dall’Agenzia europea del farmaco, raccomandata dai più prestigiosi istituti internazionali di farmacologia (dal Royal college of obstetricians and gynaecologists all’Agence nationale d’accreditation et d’evaluation en santé, all’American college of obstetricians and gynecologists, tutti concordano sul fatto che il mifepristone è una valida alternativa all’aborto chirurgico), non appena la Mifegine-Ru486 entra nei confini italiani, secondo gli eminenti non esperti di interruzioni volontarie di gravidanza ascoltati in commissione, si tramuta in una sorta di micidiale cocktail come fosse una droga o un veleno e non un farmaco. E per questo non deve essere commercializzata.
Poco conta il fatto che già da quattro mesi, ma con oltre seicento giorni di ritardo sul termine indicato dalla legge per chiudere l’iter di valutazione, la commissione tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco abbia dato il via libera all’uso in ospedale. L’Aifa agisce in base agli indirizzi del ministero della Salute. Ed è questo uno dei tratti più esilaranti - ma in realtà drammatici - della vicenda. Perché l’indagine del Senato è stata messa su in fretta e furia, dopo il placet dell’Agenzia, su invocazione dell'ex ministro della Salute, Maurizio Sacconi. E indovinate chi sono stati i primi “tecnici” convocati dal presidente Tomassini? Guido Rasi (21 ottobre) e Sergio Pecorelli (5 novembre), rispettivamente dg e presidente dell’Agenzia. Tenendo bene a mente che il lavoro dei senatori è pagato con soldi dei cittadini, ricordiamo che Rasi il giorno prima dell’audizione aveva affermato che «non c’erano motivi per non autorizzare la Ru486, considerando che comunque non potevamo farne a meno in virtù della procedura di “mutuo riconoscimento europeo”».
C’è poi la questione dei decessi che si presumono legati all’assunzione della Ru486. È questo il lato più delicato della vicenda, ma il dato delle 29 morti (in venti anni, in tutto il mondo, su milioni di interruzioni volontarie di gravidanza per via farmacologica) è usato dai non esperti di Ivg come “arma” per impressionare le donne italiane e ostacolare l’uso della pillola abortiva. Tra tutti svetta Assuntina Morresi, docente di Chimica fisica, consulente del ministero nonché editorialista dell’Avvenire e, autrice di un libro contro l’aborto e la Ru486. Ebbene, tra quei 29 casi enunciati ci sono addirittura due uomini, secondo quanto ha riportato l’Aduc. Mentre tra i restanti 27, 10 sono donne morte di cancro e 17 hanno usato il farmaco in dosaggi e modi non previsti dal protocollo. Solo in quest’ultimo caso, dunque, ci sarebbe un nesso fra decesso e uso della Ru486. Ma non vale nulla ai fini dell’autorizzazione al commercio (che difatti è stata rilasciata ovunque l’aborto è legale), poiché qualsiasi farmaco comporta dei gravi rischi se consumato contravvenendo alle basilari indicazioni.


Vale anche per l’aspirina venduta senza ricetta.



By Angelo Stelitano

La Chicchetta - 213

venerdì 18 dicembre 2009

Finanziaria e fiducia: governo paralizzato




In questi giorni, sulla legge Finanziaria, è scoppiato l'ennesimo scontro nella maggioranza. Definendo "deprecabile" la decisione del Governo di chiedere la fiducia sulla legge, il presidente della Camera, Fini, ha dato fuoco alle polveri ammutolendo la maggioranza in aula ma facendola infuriare fuori. Per aiutare i lettori a capire, servono alcune spiegazioni che i giornali non sempre danno. Legge Finanziaria e Bilancio sono i documenti che fissano la politica economica del Governo. Essendo una legge ordinaria, la Finanziaria può essere emendata nel corso del suo esame. Il Governo ha però il diritto di porre su qualunque testo la cosiddetta questione di fiducia. Può cioè chiedere al Parlamento di non esaminare gli emendamenti e di votare il testo così come è. Ovviamente se il Parlamento respinge quel testo, il Governo deve dimettersi. Il ricorso alla fiducia può avere due giustificazioni. Se l'opposizione fa ostruzionismo presentando emendamenti a valanga, il governo, ponendo la fiducia, può stroncare la manovra. Se, invece, il governo teme che qualche emendamento possa passare col voto congiunto dell'opposizione e di segmenti della maggioranza, porre la fiducia lo impedisce. In queste settimane l'opposizione non ha fatto ostruzionismo. Dunque la paura del governo è l'altra. La secca dichiarazione di Fini è giustificata, anche se è forse la prima volta che un presidente della Camera scende su questo terreno. Questo conferma le fratture dentro la maggioranza. Al Senato, il presidente della Commissione Finanze, Baldassarri, esponente autorevole del Pdl, aveva presentato una serie di emendamenti che rivoluzionavano totalmente l'impostazione della Finanziaria. Vi è stata poi la violenta polemica fra Brunetta e Tremonti che il presidente del Consiglio ha contenuto a stento. Da un lato Tremonti è rassegnato all'idea che le condizioni della finanza pubblica non consentano di fare assolutamente nulla e taglia tutto il possibile. Nel Bilancio le spese in conto capitale scendono ulteriormente dal 3,4% del Pil nel 2009 al 2,3% nel 2012. È una scelta saggia? Molti ministri, la Confindustria, i sindacati e la maggior parte degli esperti pensano che sia indispensabile sostenere la ripresa economica, senza aggravare i conti pubblici e quindi incidendo sulle spese correnti. Il Governo non ha il coraggio di esplorare questa via. Fini ha quindi impietosamente rivelato la verità di un Governo paralizzato dall'incertezza. Ma ovviamente la storia non finisce qui.


By Angelo Stelitano

La Chicchetta - 212

giovedì 17 dicembre 2009

O l'Italia cambia o ci saranno altri Tartaglia


La violentissima e rozza campagna di stampa che il Giornale di Feltri ha scatenato contro Gianfranco Fini, questa sì indice di imbarbarimento di testate dal nome glorioso, non devono far perdere di vista un auspicio in forma dubitativa che il presidente della Camera ha comunicato ieri ai giornalisti: abbiamo superato da tempo il livello di guardia nello scontro politico. Siamo calati in una palude in cui anche gli innocenti, ogni volta che si muovono, spingono fango. Siamo precipitati in un b movie, una fiction scadente in cui un premier, prima di essere bersagliato da un pazzo che probabilmente si sentiva legittimato da un clima di ostilità verso Berlusconi, è stato accusato delle peggiori e più assurde nefandezze. È un Paese normale quello in cui un premier viene paragonato a un tiranno? No, e una volta tanto ha ragione Marcello Veneziani: se c'è il tiranno, c'è il diritto al tirannicidio. Se questa idea malsana non viene espiantata, anche attraverso un'azione di moderazione complessiva del dibattito pubblico trasformato in una cacofonica caciara, ci sarà sempre qualche altro Tartaglia più o meno scemo pronto a emulare l'opera maledetta dell'elettricista psicopatico. Ma è un Paese normale quello in cui sull'opposizione, di tanto in tanto, vengono caricate accuse di golpismo, di stalinismo, di veterocomunismo o fate voi? No, neppure in questo caso l'Italia è una democrazia normale. Certa stampa cosiddetta moderata o di centrodestra c'ha messo del suo nell'inquinamento dei pozzi della nostra qualità democratica. Leggere, per dire, di Casini come "mandante morale" del gesto di Tartaglia fa accapponare la pelle, o fa girare le palle, fate voi. Qui il buonismo non c'entra, stiamo solo parlando di quel minimo di decenza che chi scrive dovrebbe rispettare. Altro che buonismo, altro che cattivismo, gemelli uguali e diversi di una nazione che ancora non ha imparato a confrontarsi sul terreno, ostico ma corretto, del conflitto tra idee, della competizione tra proposte, delle inchieste serie condotte seriamente, ovvero il contrario della campagna di Repubblica sul Berlusconi paramafioso e del Giornale sul povero Dino Boffo. L'hanno massacrato e poi Feltri ha detto: mi sono sbagliato. E pure senza fare mea culpa. Complimenti.





By Angelo Stelitano



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