La Chicchetta - 115

martedì 7 aprile 2009

C’era una volta l’apologia di reato
Fermo restando che chi scrive condanna aspramente ogni forma di regime esistente al mondo, da quello rosso a quello nero passando per tutti i vari colori possibili e conosciuti all’occhio umano, non posso esimermi però dal commentare quanto successo (domenica 5 aprile) a Milano dove si riuniscono in corteo i militanti di Forza Nuova. Partendo dal presupposto che sono uno strenuo difensore della libertà di pensiero e di espressione, sono fermamente convinto che ognuno sia libero di manifestare il proprio credo senza repressioni. Continuando sulla strada tracciata dall’art.18 della Costituzione, il quale assegna agli italiani tutti libertà di associazione nei limiti della legge, mi fa venire comunque un certo vomito vedere immagini di saluti romani e l’utilizzo di alcuni linguaggi. Il tutto con la complicità del Comune di Milano. Esisteva, ed esiste anche se non sembra, l’apologia di reato, fattispecie prevista dalla Costituzione italiana all’interno delle “Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo)", più specificatamente con la legge 20 giugno 1952, n.645, conosciuta anche come legge Scelba la quale all’art. 4 sancisce il reato commesso da chiunque “fa propaganda per la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità” di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure da chiunque “pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche”. Domenica a Milano sono usciti saluti romani, croci celtiche, inni, termini “nostalgici”. Tutto quanto per poter accusare questa gente di apologia di reato. Nessuno fa più caso a questa disposizione costituzionale che in realtà andrebbe modificata, in quanto alcuni imputati negli anni addietro (vedi Giorgio Pisanò nel 1991 con la costituzione del Movimento Fascismo e Libertà e vedi Almirante praticamente mai processato dopo l’autorizzazione a procedere del 1972) vennero assolti o archiviati per la dicitura “ricostituzione del disciolto partito fascista”. A questo punto credo che il disciolto partito fascista sia irricostituibile, soprattutto perchè le persone cambiano, la società è cambiata e l’organizzazione del partito sarebbe radicalmente diversa così come probabilmente il nome del partito stesso. Forse sarà il caso di pensare e rivedere la formula della legge, togliere quel periodo scagionatore. Oggi si verificano questi episodi con la complicità del Comune, della polizia e degli italiani. Questo di oggi è un mio personale punto di vista.
Condanno i regimi tutti e auspico che in futuro queste manifestazione vengano vietate o se autorizzate tenute sotto controllo dalle autorità che dovrebbero impedire certe gesta.



By Angelo Stelitano


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