La Chicchetta - 98

giovedì 12 marzo 2009

Scusi, ma lei che ci va a fare a Bruxelles?

Alla fine, dopo tutti i sofismi sulla nuova legge elettorale (compresa la bella invenzione secondo cui lo sbarramento esisterebbe in 'tutti' i paesi dell'Unione), le elezioni europee tornano a essere lo strumento per mandare a Strasburgo e a Bruxelles alcuni gruppi di deputati. I quali, prima ancora di candidarsi, dovrebbero fare un piccolo piacere ai cittadini. Cioè dire con chiarezza che cosa andranno a fare nel Parlamento europeo. A titolo di esempio, sarebbe utile che non andassero a rappresentare le sorti della libertà contro l'oscurantismo comunista, e nemmeno a illuminare con la loro presenza mediatica la grigia burocrazia dell'Unione. Perché ogni volta le elezioni europee risultano a metà fra un supersondaggio e una truffa. Il sondaggio, vabbè. Ma l'imbroglio dei leader politici nazionali candidati come specchietto per le allodole e la trasformazione di una consultazione europea in un giochetto da cortile, quello sarebbe ora di archiviarlo.Ancora adesso, nonostante anni di delegittimazione dell'Ue, culminati a suo tempo negli esorcismi contro l'euro (qualcuno sa dove saremmo adesso senza la moneta unica?), in Italia prevale un atteggiamento favorevole verso l'Europa. Una posizione che i candidati dovrebbero tenere in bella vista e cercare di riempire di contenuti. Non si tratta di temi astratti. C'è la questione del partenariato euro-mediterraneo, rilanciato da Sarkozy con l'Unione per il Mediterraneo, a cui si collega il tema della politica di immigrazione e di asilo. Già: si può rispondere ai clandestini con la faccia feroce, come auspica Roberto Maroni, oppure allestendo politiche comuni. Mentre si esibiranno in campagna elettorale, potrebbero dirci i candidati, studiato qualche dossier, come intendono procedere? E farebbero il favore di segnalare come si collocheranno rispetto alla modernizzazione del modello europeo di società e di economia, soprattutto durante la crisi che investe il mondo? Hanno qualcosa da dire sulle politiche energetiche e sul problema del cambiamento climatico? Sulle relazioni internazionali e il rapporto con le nuove potenze asiatiche?
Il fatto è che la presenza nell'Europarlamento rischia di mettere allo scoperto il provincialismo della discussione politica italiana, il ruolo di mosca cocchiera di Berlusconi nei rapporti internazionali, l'improvvisazione scolastica sulle scelte energetiche, il dilettantismo parolibero di una classe dirigente che quando parla delle istituzioni europee si limita a fare delle ironie sui regolamenti a proposito della curvatura e il diametro delle zucchine (senza sapere che in realtà le norme sugli ortaggi, che fanno ridere ministri e professori euroscettici come Marcello Pera, sono state abolite). Il fatto è che i poteri dell'Assemblea europea sono in progressivo aumento. Investono le spese per la politica di coesione, con riflessi importanti sui fondi per le nostre regioni, i finanziamenti per la ricerca e l'ambiente, le regole per ciò che riguarda cittadinanza e immigrazione.

Ce n'è abbastanza per concludere: astenersi perditempo, parolai, uomini e donne di spettacolo, gente da talk show, trombati vari, sindaci in scarica, ideologi, astrologi, cantanti. Il popolo europeo ve ne sarà grato.




By Angelo Stelitano


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