La Chicchetta - 173

martedì 21 luglio 2009

Cemento, soldi e compiacenza. Ecco le vere calamità naturali

Una pioggia intensa, violenta di poche ore e l’Italia ricade nella paura. E le conseguenze sono drammatiche. Con un bilancio che registra, ancora una volta, delle vittime. Innocenti. Due morti a Borca di Cadore, in Veneto, per lo smottamento di una strada causato dal maltempo, che allungano un interminabile elenco che, diciamola tutta, non è frutto di calamità naturali, di tragedie attribuibili al “destino cinico e baro” ma di disastri provocati da decenni nei quali il nostro Belpaese gli equilibri ambientali, la sicurezza dei cittadini sono stati sacrificati in modo sistematico al saccheggio del territorio, a soldi spesi male, a realizzazione di opere pubbliche spesso inutili, vere cattedrali nel deserto che in molti casi hanno solo arricchito le organizzazioni criminali, tralasciando quelle opere necessarie di manutenzione del territorio. Sono sotto gli occhi di tutti gli effetti dei cambiamenti climatici in atto che hanno incrementato i fenomeni di dissesto idrogeologico nel nostro Paese e, di conseguenza, hanno aumentato il livello di rischio. Secondo gli ultimi dati della Conferenza sui cambiamenti climatici del 2007, è diminuito del 10 per cento il numero dei giorni piovosi annui ed è aumentata del 5 l’intensità, cioè la quantità di pioggia che in media cade in un solo giorno piovoso. Nel secolo scorso si sono registrati oltre 10mila tra vittime, feriti, dispersi, 350mila tra senzatetto e sfollati, migliaia di abitazioni e centinaia di chilometri di strade e ferrovie distrutte o danneggiate. Coinvolgendo tutte le regioni d’Italia. Nessuno escluso. E, davanti a queste cifre, le parole, i proclami e le buone intenzioni non servono più. Contano i fatti. Troppe cose in questi anni non hanno funzionato. Quello che è successo nel Nord Italia non è attribuibile alla pioggia. La responsabilità di questi eventi luttuosi, dei danni, della melma e del fango che mettono a repentaglio vite umane e mettono a rischio case e strade e quant’altro va ricercato anche in altro: nel dissesto idrogeologico, nella devastazione selvaggia del territorio, nella cementificazione degli argini, nelle escavazioni selvagge che modificano il disegno dell’alveo, nell’abusivismo dilagante. E in interventi operati nel passato che hanno causato solo una dissipazione di risorse economiche seguendo la vecchia logica di privilegiare alcuni interessi economici, sacrificando l’ambiente e la sicurezza idrogeologica. In questi anni, la politica bipartisan, i governi che si sono succeduti, non hanno mai considerato il risanamento idrogeologico e la manutenzione ordinaria del territorio le prime e prioritarie grandi opere pubbliche di cui ha bisogno il nostro Paese. Un piano del territorio da cui possono venire qualità ambientale e lavoro. Per una nuova cultura del suolo e del suo utilizzo. Una grande opera pubblica necessaria per evitare, in futuro, altre tragedie e garantire qualità e sicurezza nella vita quotidiana dei cittadini. Per dire una volta per sempre ”Basta” con l’Italia della paura.


By Angelo Stelitano


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