La Chicchetta - 164

martedì 7 luglio 2009


Bertolaso, il re Sole

Centinaia di ordinanze e miliardi spesi per ogni tipo di “emergenza”: pellegrinaggi a Loreto, congressi eucaristici, viaggi di Ratzinger ma anche ingorghi dei camion a Messina e di gondole a Venezia. Così la Protezione civile si è trasformata in un grande ente appaltatore. Senza nessun controllo.


È il sogno di ogni uomo di potere: un pozzo senza fondo di risorse da cui attingere. Da spendere per appalti a trattativa privata e assunzioni senza l’obbligo di passare dai concorsi pubblici. È il potere assoluto, il governo del re Sole, legibus solutus, sciolto dalle leggi. Come il Parlamento viene svuotato da decreti e voti di fiducia, l’atto di governo si riduce a un’ordinanza. La parola dice tutto: un ordine imperativo, in deroga alle norme vigenti, applicato da un commissario. Per fare qualsiasi cosa. Costruire strade, piscine, fogne, case, alberghi, inceneritori. Per assumere illustri consulenti, collaboratori a progetto e precari a tempo determinato. Per finanziare la Chiesa cattolica e i potentati locali. Di ogni segno politico. La figura che detiene questo potere assoluto è il capo del dipartimento per la Protezione civile Guido Bertolaso. Chi lo concede è dio Silvio Berlusconi. Tra il 2001, quando Bertolaso è stato nominato capo della Protezione civile, e i primi 5 mesi del 2009 la Presidenza del consiglio dei ministri ha varato 587 ordinanze emergenziali. Di queste, solo una parte fa riferimento a calamità naturali: terremoti, alluvioni, smottamenti.
Nel lungo elenco c’è di tutto: meeting religiosi, eventi sportivi, viaggi pastorali di ben due pontefici. E un lungo elenco di calamità prevedibili: carenze idriche, emergenze traffico, degrado dei beni culturali, presunti pericoli legati all’afflusso turistico, all’immigrazione, al terrorismo islamico. Vertici internazionali e grandi eventi previsti da anni. Nessuno è in grado di sapere quanto l’affiatata coppia Berlusconi-Bertolaso sia riuscita a spendere: nelle ordinanze spesso non è determinato alcun limite di cassa. Tra il 3 dicembre del 2001 e il 30 gennaio del 2006 la Presidenza del consiglio ha varato 330 ordinanze. Di queste, gli stanziamenti di un campione di 75 ordinanze, pari al 22 per cento del totale. Valgono 1.489.675.921,73 euro, quasi un miliardo e mezzo. Non si tratta di un campione rappresentativo. Ma si può comunque fare una stima. Nei 5 anni presi in considerazione tramite ordinanze di Protezione civile, in spregio a qualsiasi norma sugli appalti e le assunzioni, potrebbero essere stati spesi 6,5 miliardi. Se si amplia il calcolo al totale, 537 ordinanze in otto anni e mezzo, fa 10,6 miliardi. Certo sufficienti a costruire un blocco di potere indistruttibile. Segreto e sciolto da qualsiasi regola.
Per gli appassionati di agiografia, San Giuseppe da Copertino è certo una figura centrale. Gli si attribuiscono svariati miracoli, si dice che chiamasse la madonna “mamma mia” e che nei suoi frequenti momenti di estasi spiccasse il volo. A quattrocento anni dalla nascita dell’indimenticabile mistico pugliese, le spoglie sono state mostrate nella piazza centrale della sua città natale, 25mila abitanti in provincia di Lecce. Un evento di tale importanza ha suscitato l’intervento del presidente Berlusconi e del suo fido scudiero Bertolaso. Ordinanza 3.356, del 14 maggio 2004. Concessione dei poteri straordinari al sindaco del Paese, in deroga a otto leggi vigenti. Agosto e settembre 2007, pellegrinaggio a Loreto denominato “Agorà dei giovani italiani”. Un’ordinanza nomina Commissario al grande evento Guido Bertolaso: in deroga a 37 articoli del Codice degli appalti pubblici e al contratto collettivo nazionale dei lavoratori potrà spendere 2 milioni di euro della Protezione civile, 3 stanziati dalla Regione Marche. Meglio giocare d’anticipo: Bertolaso è già nominato commissario per il congresso eucaristico nazionale previsto ad Ancona dal 4 all’11 settembre del 2011, 200mila euro da impiegare a suo piacimento. Ma è probabile che gli stanziamenti non bastino. Nel precedente congresso eucaristico, svoltosi a Bari nel 2005, l’ordinanza 3.420 stanziava 3 milioni di euro con i quali la Protezione civile ha potuto riqualificare «strade e piazze interessate dall’evento». Guido Bertolaso è uomo pio. Sin dai tempi del Giubileo del 2000, quando fu vicecommissario. Col dipartimento che presiede, non perde un viaggio di papa Benedetto XVI: visita pastorale a Cagliari del 7 settembre 2008, 100mila euro; visita a Savona e Genova, maggio 2008, 250mila euro; vista ad Assisi, 17 giugno 2008, 200mila euro; 250mila euro per il viaggio del Papa a Brindisi e Castrigliano del Capo, nel giugno 2008.
Con un’ordinanza, la 3.565, Varese ha potuto costruire il nuovo collegamento stradale tra la S.s. 342 “Briantea” e la S.s. 233 “Varesina” con interconnessione alla S.s. 344 di “Porto Ceresio”. Ossia una nuova tangenziale. Costo dell’ordinanza 7 milioni di euro, varati per i mondiali di ciclismo del 2008. Grandi lavori sul lungomare di Trapani nel 2004: in occasione della preregata velica dell’American cup, la Protezione civile ha consegnato nelle mani del suo capo Bertolaso 62 milioni di euro. Un’ordinanza si può fare su tutto: il transito dei Tir a Messina, che per raggiungere i traghetti da sempre soffocano il centro della città, è un buon motivo per nominare un commissario; così il traffico veicolare a Catania, Trieste e Gorizia, Reggio Calabria, Napoli, Roma, Milano. Persino gondole e vaporetti della laguna di Venezia giustificano emergenza e poteri straordinari. Poteri spesso concessi direttamente ai sindaci, che così hanno potuto indire appalti in totale libertà, senza alcun controllo da parte dei Consigli comunali. Risolvendo i problemi legati alla costante diminuzione degli stanziamenti pubblici con una “regalìa” del presidente. È un’emergenza anche «l’eccezionale afflusso turistico» nelle isole Eolie, che è noto, vivono di turismo. E il degrado dei siti archeologici di Roma e Pompei, affidati alle cure di Bertolaso con uno stanziamento sottratto al ministero dei Beni culturali. Fino agli incontri internazionali, tutti calendarizzati con ampio anticipo: il vertice Nato Russia, il semestre italiano di presidenza europea, la firma della Carta di Roma, il G8 della Maddalena, trasferito, appena in tempo per evitare una figuraccia, a L’Aquila. In ogni caso il Codice degli appalti risulta sospeso.
Così la Protezione civile si è trasformata da strumento di previsione, prevenzione e coordinamento nella gestione delle calamità naturali in un grande ente appaltatore. Fuori da qualsiasi controllo.

Escluso quando ci mette mano la magistratura, come accade a Roma per i mondiali di nuoto, a Catania per l’emergenza traffico, a Napoli per l’emergenza rifiuti.
La ristrutturazione della Protezione civile è uno dei primi atti che il presidente Berlusconi compie appena insediato, nel 2001. La riforma Bassanini (legge 300 del 1999) l’aveva resa un’agenzia indipendente, comprendente i Vigili del fuoco e il Servizio sismico nazionale. E sottoposta al controllo della Corte dei conti. Nel settembre del 2001, per decreto, l’Agenzia viene cancellata e la Protezione civile diventa un dipartimento della Presidenza del consiglio. Nel decreto, all’articolo 5 bis comma 5, si estende il potere di ordinanza «alla dichiarazione di grandi eventi (…) diversi da quelli per i quali si rende necessaria la delibera dello stato di emergenza». I dirigenti che criticano la proposta vengono subito rimossi. Tra questi, Roberto De Marco, allora direttore del Servizio sismico nazionale, tra i massimi esperti italiani di terremoto «allontanato senza motivazione - ci spiega - perché vittima dello spoil system», poi dichiarato incostituzionale dalla Consulta. Il Servizio sismico, negli anni precedenti, aveva lavorato benissimo. Aveva preparato un documento capace di prevedere le conseguenze di un terremoto sul territorio italiano con ottima approssimazione, grazie a un’attenta analisi delle condizioni geologiche del territorio e della stabilità degli edifici. Bertolaso chiude il servizio tecnico, lo trasforma prima in un ufficio del suo dipartimento, poi lo retrocede a servizio, cancellando la sua autonomia. Il breve intermezzo di Prodi non cambia lo scenario. La stessa fine fa l’ufficio opere pubbliche. Si preferisce appaltare all’esterno la progettazione dei lavori, come accade a L’Aquila (ordinanza 3.757 del 21 aprile). L’ufficio viene cancellato con un Dpcm lo scorso luglio. «Tutto appaltato all’esterno. Per esempio le verifiche di agibilità, cosa essenziale per permettere il rientro degli abitanti nelle case, prima era affidata a tecnici degli enti locali, che noi contribuivamo a formare. Ora è stata esternalizzata. Ma il vero problema è che la prevenzione è stata ridotta. È stata sostituita dall’intenzione di usare il principio di straordinarietà per qualsiasi cosa, snaturando uno strumento precedentemente dedicato solo alla soluzione delle emergenze. I risultati, in questi anni, non sono certo stati brillanti. Mentre le ordinanze contribuiscono alla militarizzazione del territorio, come accade a Napoli. Questa logica potrebbe essere usata anche per il nucleare, sottraendo ambiti importanti al controllo democratico», spiega De Marco.
Sulle ordinanze, infatti, i due organismi di controllo dello Stato - la Corte dei conti e la Corte costituzionale - non possono intervenire. La Consulta può essere chiamata in causa solo nel caso di un conflitto di attribuzioni tra enti locali e Protezione civile: evento assai raro, dato che il dipartimento si muove spesso con un ricco gruzzolo di monete d’oro da gestire insieme a sindaci e prefetti; i magistrati contabili, invece, non ritengono «che tali atti rientrino tra quelli obbligatoriamente soggetti al controllo preventivo di legittimità», scrive il senatore Mario Gasbarri nella relazione di un disegno di legge teso a portare a più miti consigli il general contractor “Protezione civile”. Eppure i magistrati contabili avevano aperto un’indagine nel 2004, nella quale veniva contestato un aumento delle spese della Presidenza del consiglio dai 2,9 miliardi previsti a 4,1 miliardi. Forse a causa, scrive la Corte dei conti, di un «rilevantissimo stanziamento di competenza e una correlata autorizzazione di cassa per le quali, a causa della mera denominazione del fondo sinteticamente denominato “per la Protezione civile”, non è agevole dedurre specifiche finalizzazioni». Sulla Protezione civile, sempre nel 2004, l’allora commissario per il mercato interno dell’Ue Frits Bolkestein apre una procedura d’infrazione: «Nella maggioranza delle centinaia di ordinanze varate negli ultimi 4 anni dal Presidente del consiglio dei ministri non è ravvisabile una condizione di estrema urgenza». Con la conseguenza di «bypassare la normativa italiana di trasposizione delle direttive comunitarie in materia di appalti e concessioni», scrive l’ex commissario Ue in una lettera al ministro Frattini.
Nel bilancio 2009 il dipartimento per la Protezione civile spende 1.486.574.961 euro. Per emolumenti accessori al personale interno e distaccato, per gettoni di presenza, stipendi e assegni per il personale assunto con contratti “privati” in conseguenza delle ordinanze, si stacca un assegno da 9.135.000 milioni di euro. Solo 35 milioni vengono spesi per «studi, indagini e rilevazioni per la prevenzione e previsione di calamità naturali». Costa 158 milioni l’«acquisto, manutenzione, riparazione, leasing, noleggio ed esercizio dei mezzi aerei», i canadair antincendio, appaltati a una società esterna, la Sorem. Questo per quanto riguarda le spese correnti, pari a 183 milioni. Ma il grosso del bilancio della Protezione civile, invece, deriva dal pagamento dell’ammortamento di mutui contratti dalle Regioni per affrontare eventi calamitosi: 1,1 miliardi. Soldi per gestire le calamità, grandi eventi e per spese “straordinarie” di personale. Poco o nulla, invece, su «previsione e prevenzione», il primo compito del dipartimento, secondo le legge del 1992 che ha istituito la Protezione civile.
Meglio intervenire dopo, quando il danno è già fatto. E cominciano gli appalti.


By Angelo Stelitano


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