La Chicchetta - 167

venerdì 10 luglio 2009

Salvini e il branco della cotoletta



C'è da riflettere sui siparietti di cui sono protagonisti alcuni politici italiani nella loro vita privata (?). L'ultimo: il giovine eurodeputato Matteo Salvini, in quel del bar di Pontida, intona fra una birra e l'altra il seguente coro: "Senti che puzza, scappano anche i cani. Sono arrivati i napoletani". Poi, alza il bicchiere e insiste ancora: "Son colerosi e terremotati... Con il sapone non si sono mai lavati". E avanti di questo passo e con questo tono, e giù i suoi cari amichetti a sghignazzare. Le simpatiche rime, scandite - com'è ovvio - "privatamente", sono giustificate dall'autore ("Non è razzismo, ma sana rivalità calcistica"), e difese dai suoi sodali, come il Borghezio, che ha parlato di "un intervento goliardico in un'atmosfera festosa". Tutto ciò è avvenuto meno di un mese fa, mentre fervevano i grandi lavori di preparazione del G8. Così sono tanti politici di oggi. Dietro battute, giustificazioni e pseudosmentite, volgarità e violenza fotografano plasticamente il declino delle ragioni della coesione sociale del nostro Paese. Salvini rappresenta un partito che governa l'Italia e che ha visto aumentare i suoi consensi elettorali. In questo modo - lo voglia o no - il giovane cantore leghista rappresenta la cultura di governo del suo partito: sguaiataggine sboccata mirata esplicitamente al disprezzo etnico, o razzista, che dir si voglia. Nel caso di Mussolini e delle leggi razziali del 1938 lo storico Renzo De Felice parlò di "razzismo spiritualista". In questo caso, invece, l'unico spirito presente è nella birra sotto forma di alcol. È il razzismo spiccio, passionale, spontaneo: il razzismo del branco della cotoletta. Il Salvini ha "optato", come si dice, per il Parlamento europeo lasciando quello italiano. Egli, dunque, ci rappresenterà a Strasburgo e a Bruxelles, dove di giorno - ne siamo certi - intonerà quando possibile, la mano sul cuore, il coro del Nabucco "Va, pensiero, sull'ali dorate"; la sera, stanco per una dura giornata di lavoro, si concederà un meritato riposo al bar sotto l'albergo, cantando con i suoi amici, privatamente s'intende, "Osteria numero sette! Paraponziponzipò. Il salame piace a fette! Paraponziponzipò...".


By Angelo Stelitano


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