La Chicchetta - 161

martedì 30 giugno 2009



Le nostre colpe


Se la vita metropolitana ci sembra a tratti insopportabilmente inquinata e condizionata dal cemento e dagli assalti di un turismo senza civiltà al nostro patrimonio culturale, aspettate di recarvi in vacanza per scoprire che al peggio non c’è fine. Ma perché sorprenderci: è solo la polvere che durante gli anni abbiamo nascosto sotto il tappeto che, prima o poi, ritorna. E' solo il frutto delle bugie che ci raccontiamo attorno a un popolo che sarebbe tra i più attenti all’ambiente ma che è, invece, imploso culturalmente e presenta come unico valore quello del proprio tornaconto. In Italia solo meno di un quarto del territorio costiero può considerarsi ancora intoccato: su tutto il resto abbiamo costruito un’incredibile teoria di case e casette, stabilimenti balneari, ville e villoni, paesi e villaggi che fanno restare allibiti i turisti europei, i quali la volta successiva cambiano destinazione. Non sono solo costruzioni abusive (litorale domizio, Sicilia, Calabria), ma anche condonate (Elba, Lazio) oppure insanabili ma, non si sa perché, sempre in piedi o autorizzate da amministrazioni che non sanno cosa sia il bene comune. E neanche i parchi sono immuni dall’assalto del cemento che divora 250mila ettari di territorio ogni anno: basti pensare alle costruzioni abusive al Vesuvio o all’orribile Triscina che svilisce i templi di Selinunte. Almeno ci dovrebbe restare il mare. Macché: le percentuali di acque inquinate sono in crescita ovunque e i depuratori non vengono riparati se si guastano. Aumentano porti turistici e nautica da diporto: ma dove andranno tutte quelle barche, se la costa in buone condizioni diminuisce? Cioè, se si incrementano i posti barca non è che si allargano di conseguenza le spiagge, che rimangono quelle. Così come ampliare i parcheggi significa solo portare più gente nello stesso posto a stare peggio, a diminuire la qualità del soggiorno. E dove le acque sono pulite aumentano le meduse, visto che ne sterminiamo i naturali predatori come tonni e tartarughe. Finiremo per mangiarle, visto che lo stock ittico è in estinzione e si consumano ormai pesci che non si dovrebbero neppure pescare per dimensioni ed età. Sulle poche spiagge deserte i grumi di catrame non sono diminuiti, visto che sono ancora le vecchie petroliere a solcare i mari e a ripulire le stive nel Mediterraneo. E se si avvista una foca monaca, invece di esultare, gli amministratori si preoccupano dell’istituzione di un’area marina protetta. E ci si mette anche il non-ministro del non-Ambiente con la bell’idea di consentire ai subacquei e ai natanti (per fortuna, però, ecologici) di incrociare nelle acque super protette di riserva integrale e di privatizzare gli accessi, così da cancellare quel poco di buono fatto finora.


Buone vacanze


By Angelo Stelitano



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