La Chicchetta - 152

martedì 9 giugno 2009

PREDICHE UTILI


Ora se ne sono accorti anche i vescovi che le favole a lieto fine raccontate da Silvio Berlusconi e dai suoi ministri servono soltanto a nascondere la sempre più dura realtà di vita quotidiana di milioni di italiani. Dire che i lavoratori non sono «una futile zavorra» dalla quale liberarsi con disinvoltura in tempi di crisi e denunciare la condizione di particolare debolezza di tanti giovani e meno giovani precari significa lanciare una pesante e precisa accusa contro l' insufficienza della politica sociale del governo. E' probabile che pronunciare simili parole sia costato non poco al presidente della Cei, cardinale Bagnasco, che finora ha risparmiato accenti critici verso un governo sempre pronto per parte sua a genuflettersi su una quantità di materie care alle gerarchie cattoliche. A una simile svolta si è forse giunti perché la capillare rete delle parrocchie è finalmente riuscita a far arrivare al vertice dell' organizzazione ecclesiale il riverbero del malessere diffuso soprattutto nelle fasce più deboli ed esposte della popolazione. Chi vive - come fanno anche migliaia di parroci - accanto ai bisogni della gente, giorno dopo giorno, ha ormai potuto constatare da tempo che il clima sociale sta subendo strappie torsioni crudelia causa delle crescenti situazioni di disagio provocate dalla perdita integrale o parziale di un reddito per molti già di pura sopravvivenza. Dal basso della società, insomma, salgono tali messaggi d' allarme che nessuno - neppure le alte gerarchie vaticane - può far finta di non sentire. Lo stesso Pontefice aveva espresso concetti analoghi a quelli ora ribaditi dal presidente della Conferenza episcopale. La prima replica del governo non è stata certo delle più brillanti. Il ministro del Welfare, infatti, si è limitato a rilanciare la sua già consunta proposta di una moratoria dei licenziamenti da attuarsi in termini di autodisciplina da parte delle imprese. In via astratta sarebbe come l' uovo di Colombo: le aziende non licenziano più e magari continuano a pagare gli stipendi anche se non producono. Ma non Sacconi, neppure San Francesco saprebbe trovare imprenditori disposti a una simile follia economica. In concreto l' ipotesi può reggere soltanto se si ricorre a qualche forma di intervento finanziario pubblico che vada a specifico sostegno del mantenimento dell' occupazione nelle imprese in difficoltà: insomma, una sorta di super cassa di integrazione. Il ministro ha un' idea su dove trovare i soldi per una tale operazione? Ed ha anche in mente un chiaro e trasparente modello di distribuzione dei medesimi che impedisca sia facili abusi sia distorsioni della concorrenza fra imprese che agiscono sullo stesso mercato? Nel vuoto di queste precondizioni elementari la proposta di una moratoria spontanea dei licenziamenti non può che risultare l' ennesima favola mediatica raccontata per gettare fumo negli occhi. Una strategia pericolosa sulla distanza, né più né meno di quella seguita da altri due colleghi del buon Sacconi, i ministri Brunetta e Tremonti che insistono nel tentativo di consolare chi ha perso o sta perdendo il proprio stipendio con l' assicurazione che il peggio è passato perché si è almeno evitata l' apocalisse dei tracolli bancari. Con buona pace dei dispensatori di ottimismo, infatti, il peggio non è passato per tanti, troppi lavoratori anche perché, sebbene la recessione sia in rallentamento, i nodi più duri in termini di licenziamenti arriveranno al pettine proprio nelle prossime settimane. O qualcuno crede, per esempio, che Marchionne potrà tenersi tutti i lavoratori che la Fiat ha oggi anche vendendo meno automobili?



Dunque, si rassegnino Berlusconi e i suoi ministri: si può ingannare qualcuno anche più di una volta, ma non tutti e per sempre. Tant' è che ora, dopo quei "comunistacci" dell' opposizione e della Cgil, sembra che se ne siano accorti anche i vescovi.






By Angelo Stelitano



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