Il Cavaliere invincibile e l'incantesimo rotto
Il voto, contro ogni previsione, consegna una novità politica di prima grandezza. Se il forte calo del Pd era nelle previsioni - e si può riconoscere a Franceschini il merito di aver frenato l'emorragia -, se la probabilità che la sinistra stesse fuori dal Parlamento Europeo era elevata, pur in una crescita importante rispetto al 2008, se il successo di Di Pietro e quello della Lega era in conto, nessuno poteva scommettere un centesimo sul 35% a Berlusconi. È come se si fosse incrinato l'incantesimo con una parte del Paese: che malgrado i toni da crociata e l'impegno personale profuso, si è rifugiata in un'astensione fatta di disgusto, disincanto, sfiducia. In un anno di Governo, a fronte del brillante successo dei popolari europei nei principali paesi (Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna), il Pdl cede più di due punti, e quello che era stato annunciato come un plebiscito personale, cui far seguire la nuova legge Acerbo tramite referendum, diventa un primo episodio di cedimento della grande armata berlusconiana. Col senno di poi i segnali c'erano: le prese di distanza di Fini e di Tremonti, i mal di pancia verso la subalternità a Maroni e alla Lega, la crisi siciliana, vero epicentro del calo Pdl. Intendiamoci: non si possono prendere fischi per fiaschi. Il Paese è più a destra, come lo è l'Europa. Mentre Oltreatlantico nasce una nuova corrente progressista con Obama, il vecchio Continente, e l'Italia in primis appaiono attraversati da umori negativi, privi di speranza e di fiducia, senza ottimismo. Se la sinistra paga dazio, oramai da molti anni, e i ceti operai e popolari che intende rappresentare si distaccano da lei, ora a destra, come in Europa, anche in Italia vince l'odio contro gli immigrati, l'ideologia sicuritaria, condita di radici cristiane e odio per l'Islam, alla faccia di Benedetto XVI e di Barack Obama. Così la maggioranza rimane forte, ma spostata e condizionata più di prima sulle posizioni della Lega. E questo fatto è destinato a indebolire la coesione del Governo. L'esito amministrativo al Nord, malgrado i ballottaggi di Torino, Venezia, Milano, la disfatta del Pd in Umbria e nelle Marche, la larga vittoria governativa nel Mezzogiorno non possono far dormire sonni tranquilli al centrosinistra. Ora deve uscire dal torpore e darsi una linea politica: trasformare in una coalizione quella maggioranza che dal voto è contro il Governo. E il grosso di questa sfida si giocherà, nelle prossime settimane, in casa Pd.
By Angelo Stelitano