La Chicchetta - 160

lunedì 29 giugno 2009

IL DDL PROFETICO


Vietare agli italiani quello che poi concede a se stesso. È quanto sta facendo Silvio Berlusconi, vittima di una sorta di legge del contrappasso scaturita dall’inchiesta di Bari. Era, infatti, il settembre 2008 quando il Consiglio dei Ministri approvava il disegno di legge 1.079. Primo - firmatario il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna. Oggetto del provvedimento: misure contro la prostituzione. La novità più corposa introdotta dal provvedimento consiste nel punire anche i clienti delle prostitute, utilizzatori finali compresi. Si legge infatti: «Se la prostituzione come tale deve considerarsi fenomeno di allarme sociale, non può ammettersi un distinto trattamento fra chi la eserciti e chi se ne avvalga (il cliente)». Il 13 febbraio, solo tre mesi dopo gli incontri con Patrizia D’Addario, un Silvio Berlusconi serio e molto politically correct illustra alla stampa il provvedimento. Nel video, disponibile sul sito internet del governo, il premier racconta di come la prostituzione «stia dilagando». A corredo di questa affermazione, il premier snocciola cifre sul fenomeno: «Si calcola che sono da 70 a 90mila le donne che si danno alla prostituzione in Italia e si teme che circa 20mila siano quelle che lo fanno contro la propria volontà, in schiavitù, attirate in Italia con lo specchietto della moda, del cinema o della televisione, utilizzate e poi minacciate di morte. Delle vere e proprie schiave che patiscono una condizione intollerabile» aggiungeva il presidente del Consiglio, sottolineando come il ddl varato dal governo prevede «pene elevate» per chi sfrutta la prostituzione e per i clienti. «Pene - concludeva Berlusconi - molto giuste, soprattutto quando queste sono minorenni e appaiono come tali». Un proclama superato dai fatti e che è in palese contraddizione con quanto sembrerebbe emergere dall’inchiesta di Bari. Probabilmente le due vicende non hanno alcun legame tra di loro, ma non può passare sotto silenzio il pressoché abbandono del ddl. Presentato in Senato il 6 ottobre e assegnato dopo due settimane alle prime e seconde Commissioni riunite (Affari costituzionali e Giustizia), dal 19 marzo è all’esame presso gli stessi organi. Sul fronte, invece, delle indagini cominciano a emergere importanti novità sull’inchiesta che ha originato “il filone D’Addario”. La Tecno hospital non sarebbe l’unica società riconducibile all’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini e a suo fratello, coinvolta in un’inchiesta della magistratura barese su un presunto giro di tangenti in cambio di appalti per forniture sanitarie. Stando a quanto riferito da fonti vicine alle indagini, infatti, sarebbero in corso accertamenti anche su un appalto per la fornitura di apparecchiature sanitarie in strutture della Asl Bat (la provincia del nord barese) ottenuto dalla Global system hospital (Gsh) srl, società che farebbe capo alla Techno hospital. Così come la società madre, anche la Gsh opera nel settore delle forniture ospedaliere e degli apparecchi medicali.

By Angelo Stelitano


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