La Chicchetta - 201

martedì 27 ottobre 2009

Viva il posto fisso


Ecco che l’ha fatto ancora: il Ministro Tremonti ha stupito tutti. L’uomo che sembra avere il talento di Churchill nel tirare fuori battute inaspettate ad effetto, si tuffa in aiuto delle classi sociali brutalizzate dalla disoccupazione e dal precariato, proprio quando il centrodestra appariva radicato nel sostegno delle categorie agiate. E lo fa rendendo incandescente il sogno antico e romantico del posto fisso. Anche stavolta Giulio Cesare lancia un attacco da un punto inaspettato sbaragliando i suoi avversari riuniti a congresso.Tremonti é il Ministro piú sensibile e capace del centrodestra: ha individuato prima di tutti i problemi di regolamentazione e controllo della precedente gestione della Banca d’Italia, ha visto la crisi in anticipo, ha cercato di aiutare i pensionati con la Robin Tax ed ora ci sorprende tutti con questa dichiarazione.Molto meglio di Brunetta che lamentava l’eccessiva attenzione data a libri e film sui precari. Lui dice che è una condizione temporanea, ma a chi vive questa temporaneitá da anni, viene il dubbio che quando i problemi non si sa come risolverli non si vorrebbe neanche averli sotto il naso. Un pò come la logica giornalistica che porta ad occuparsi dei pensionati poveri solo quando governa il centrosinistra, pescandoli dagli scaffali del supermarket dell’informazione televisiva: oggi compro 20 minuti di vecchietti disperati, domani 15 minuti di immigrati cattivi, dopodomani il centrosinistra é crollato, allora al supermarket si acquistano 30 minuti di ballerine sensuali e mutande sottili. Eppure, nonostante l’intuito ed il fiuto politico, il nostro Ministro dell’Economia sbaglia spesso le diagnosi e le cure. La nuova regolamentazione della professione forense, che sembra voler assegnare agli avvocati anche l’esclusiva dei conflitti degli individui con la propria coscienza, togliendo ai sacerdoti la possibilitá di guastare il mercato con l’oltraggio di una concorrenza sleale gratuita, doveva essere controbilanciata con qualche forma di rassicurazione per le classi inferiori, che dopotutto costituiscono la maggioranza degli elettori. Tuttavia la risposta al precariato usato come sfruttamento non sta nell’intubare il mercato del lavoro nelle strette ferrose di carriere inamovibili ed impieghi a vita. Non si risponde alla crisi grantendo l’ingarantibile. Piú si stringe il tubo, piú il getto che ne esce é forte e violento. Ed in questo caso sará un flusso di tristezza e frustrazione con serie conseguenze sulla produttivitá. La certezza dell’impiego si puó trasformare in dannazione sia per chi é dentro sia per chi é fuori. Provate ad immaginarvi nel settore commerciale di un’azienda, con un contratto a tempo indeterminato. Siete felici perché avete un privilegio che molti invidiano. Allorché un giorno la proprietá dell’azienda cambia e con essa la politica commerciale. Oppure arriva un manager che non vi sopporta. Gli state sulle scatole per motivi irrazionali; magari i vostri calzini color turchese. Dopo tanti anni vorreste andarvene ma non ci riuscite perché il mercato del lavoro é un’autostrada senza svincoli. Chi ha un lavoro fisso se lo tiene e non si libera nessun buco per voi. Sicché decidete di rimanere, ma col morale a pezzi.L’apporto produttivo di coloro che si troveranno in queste condizioni sará ovviamente decrescente; ma nessuno potrá essere licenziato e l’economia sará gravata da un insieme di situazioni individuali insostenibili. La conseguenza potrebbe essere l’aumento delle delocalizzazioni.


É questo che vogliamo?


Piuttosto che regalare un sacco di soldi col ponte di Messina, stabiliamo delle prioritá produttive, dopodiché il posto fisso potrebbe sembrarci una trappola.

By Angelo Stelitano



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