La Chicchetta - 199

venerdì 16 ottobre 2009

A chi parla Berlusconi?



Silvio Berlusconi in occasione dell’incontro, tenutosi a Villa Madama, con i vertici di Adr e Sea sullo sviluppo del sistema aeroportuale di Roma e Milano annuncia l’inizio dei lavori per la realizzazione del Ponte sullo Stretto entro dicembre-gennaio prossimo e sottolinea il gap infrastrutturale dell’Italia rispetto alle altre nazioni europee impegnandosi affinché tale divario venga colmato al più presto. Tralasciando per un attimo l’inutilità del Ponte, siamo proprio sicuri che Berlusconi abbia ammainato la bandiera dello scontro istituzionale di questi giorni per indossare le vesti del leader lungimirante che parla al sistema paese? Non è che in realtà, in un momento in cui non è fantapolitica l’ipotesi di una sua caduta o almeno di un suo ridimensionamento, si rivolga alla nazione perché qualcun altro intenda? Qualche amico a cui chiedere una mano? Ciò che più ha attirato la mia attenzione è il fatto che subito dopo aver dichiarato che il debito pubblico, ereditato negli anni, «non deve impedirci di innovare e di rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione di infrastrutture e non deve impedirci di stimolare investimenti pubblici e privati verso ciò che è più urgente», individua quali esigenze strutturali “più urgenti” non solo il Ponte sullo Stretto ma anche la necessità di realizzare al più presto un piano di ventimila posti in più nelle carceri necessario per «ridare dignità a chi viene recluso». Immagino che i miliardi di euro investiti per la realizzazione del Ponte sullo Stretto possano fare gola a numerosi imprenditori, primo fra tutti il gruppo Impregilo (quello che ha costruito l’ospedale dell’Aquila ndr.) che, per bocca del suo amministratore delegato, Alberto Rubegni, ha da tempo annunciato l’apertura a gennaio dei «cantieri preliminari», ovvero, di tutte quelle opere di supporto alla realizzazione vera e propria del ponte, la cui costruzione, qualora se ne verificasse la fattibilità, dovrebbe iniziare non prima di circa sei/sette anni con il rischio concreto che se quest’ultimo dovesse essere valutato come inattuabile, le strutture di supporto a terra potrebbero rivelarsi inutili.In un sistema in cui gli interessi economici di poche lobbies hanno un’influenza notevole anche nel determinare il destino politico di una nazione è evidente che una straordinaria speculazione finanziaria, come è appunto “l’affaire Ponte”, possa servire per accattivarsi la loro benevolenza, ma cosa c’entra l’urgenza di «ridare dignità a chi viene recluso»? soprattutto se la richiesta viene da un premier che, pur avendo votato l’indulto, deve gran parte del suo consenso elettorale alla promessa di legalità, sicurezza e durezza nei confronti di chi delinque? La mia ingenuità, purtroppo, mi impedisce di individuare altre associazioni o organizzazioni che abbiano un ruolo di oppressione o controllo, in particolare su alcune aree del Paese, e che magari possano anch’esse essere interessate a grandi investimenti economici e, nello stesso tempo, necessitano di un trattamento di riguardo qualora qualcuno dei propri affiliati dovesse, per cause sconosciute, essere detenuto in carcere, per cui mi riesce difficile rispondere all’ultimo quesito.


By Angelo Stelitano


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