La Chicchetta - 186

giovedì 24 settembre 2009

Il Sud, il federalismo e l'andamento lento
La questione meridionale subisce, ormai da qualche anno, un processo di rimozione a singhiozzo, il dibattito appare e scompare inseguendo l’altalena della politica e degli interessi, senza però avere più di una consistenza propria. È per certi versi paradossale il fatto che nel momento in cui infuriava più forte la crisi economica e in cui l’attenzione avrebbe dovuto essere rivolta alle aree trainanti del Paese, il tema del Mezzogiorno fosse più dibattuto di oggi, quando invece la ripresa che si intravede dovrebbe indurre a metter mano anche ad un riequilibrio tra le differenti aree. Il Pil pro-capite del Sud è poco più della metà di quello delle regioni del Centro-Nord, ma sale all’84% se si considera il Pil prodotto per occupato, è questo uno dei motivi della sostanziale tenuta a cui assistiamo. Sembra di poter dire che quella del Sud è “solo” un’economia che marcia più lentamente di quella del Nord e ciò avviene sia in presenza di consistenti investimenti pubblici, sia quando questi scemano, come avviene da 8 anni a questa parte. Sono due economie diverse, ma è illusorio pensare che, col federalismo, una gestione separata delle economie darà vita a territori più svincolati tra loro, perché i problemi del Sud non sono tanto quelli di ordine economico, ma riguardano aspetti sociali, di sicurezza e di formazione delle risorse umane: basti pensare che i diplomati sono il 44% della popolazione contro il 54% del centro-Nord. Questi elementi preeconomici rischiano di produrre un’economia non solo più lenta, ma anche più fragile: non è un caso che l’export del Sud sia quasi un quarto di quello del centro-nord; problemi che il federalismo non potrà affrontare e che inevitabilmente finiranno per essere problemi nazionali. Affrontarli in una logica nazionale, non allontanerebbe il federalismo, anzi potrebbe prevenire quell'inevitabile incaglio che in futuro verrà letto, ingiustamente, come fallimento del federalismo. Serve allora una politica nazionale per il Sud, che potrà vincere le resistenze di un’opinione pubblica sempre più diffidente, solo se dal Sud emergeranno politici in grado di dettare un’agenda fatta non di richieste, magari camuffate da velleità federaliste, ma di accattivanti proposte di investimenti, politici in grado di presentare un Sud vitale e motivato in cui valga la pena investire per il bene di tutto il Paese.


By Angelo Stelitano


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