La Chicchetta - 182

giovedì 17 settembre 2009


OGNUNO AL POSTO DELL’ALTRO

Una strana abitudine, tutta italiana e sempre più radicata, è quella di andare a occuparsi delle cose degli altri ma di tralasciare le proprie. Un esempio emblematico è rappresentato dal rapporto magistratura/politica. I magistrati si lamentano del fatto che la politica lascia vuoti legislativi che gli stessi giudici devono colmare. I politici, dal canto loro, si lamentano dei magistrati e intervengono con leggi che mirano ad arginare il vuoto che lascia la loro (vera o presunta) inoperatività. Qualche esempio. Non esiste in Italia una legislazione sulla eutanasia, sui malati terminali o sul testamento biologico in grado di regolare tutte le fattispecie. Quando si presenta un caso Welby o un caso Englaro i giudici sono chiamati a dare una risposta (che dovrebbe essere un’applicazione della legge) in base a una norma che, semplicemente, non esiste. Eccoli quindi arrabattarsi per creare una regola che risponda ai principi generali dell’ordinamento. I giudici, quindi, fanno i legislatori. Ma sono i legislatori a lasciare questo vuoto, colpevolmente. Il meccanismo, dicevo, è bidirezionale. Prendiamo l’esempio dei concorsi pubblici, specie quelli universitari. È notorio il meccanismo del nepotismo, e numerose inchieste (giornalistiche come giudiziarie) si sono preoccupate di evidenziare le ampie parentele presenti nei nostri atenei, in particolar modo nelle facoltà di medicina. La percentuale è imbarazzante. Allora il legislatore, di fronte a un fenomeno insostenibile e che provoca così tanti danni al Paese (la fuga dei cervelli) si sente giustamente chiamato a intervenire. Recente è, in proposito, la riforma che ha stravolto (e speriamo che funzioni!) i meccanismi di nomina delle commissioni, prevedendo una parziale estrazione a sorte dei relativi membri. Oggi si paventa addirittura la possibilità di vietare la compresenza di parenti all’interno della stessa struttura sanitaria o dipartimento, proprio per arginare con tale “ultima ratio” un sistema che appare invincibile. Ma in questo caso il vuoto lo hanno creato i magistrati. Se si deve ricorrere a questi sistemi, perché - si afferma - i concorsi sono quasi tutti truccati (esistono addirittura siti internet di protesta, in cui i nomi dei vincitori vengono indicati dagli altri concorrenti prima ancora che i concorsi vengano espletati!), la “responsabilità” è di chi è chiamato a controllare (giudici amministrativi, giudici penali, ad esempio) e che non sono riusciti a dare una risposta effettiva a quello che da alcune inchieste pare essere un vero e proprio sistema. Di qui il necessario intervento di chi è preposto alla normazione. Insomma, una vera e propria inversione di ruoli, in cui ognuno si impegna a riparare le inefficienze degli altri, ma si guarda bene dall’attivare del tutto i mezzi che ha a disposizione.
Il risultato è la quotidiana svalutazione reciproca delle istituzioni, in una lotta che non vede nessun vincitore ma tutti perdenti.


By Angelo Stelitano


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